MESTRE – Le acque meteoriche di dilavamento delle autostrade diventano risorsa. Succede in Veneto grazie al sistema, tecnologicamente avanzato, messo a punto da Concessioni Autostradali Venete e SWI Group, tema di un webinar organizzato ieri presso la sede direzionale della concessionaria a Mestre.
Da sempre le acque di dilavamento delle autostrade rappresentano un problema da gestire, anche a causa di una normativa in materia non sempre chiara e applicata in modo disomogeneo nelle diverse aree del Paese. Di nuova concezione è la procedura di “adsorbimento”, funzionale a rimuovere gli inquinanti tipici di questo genere di reflui. È quello che succede, in via sperimentale, lungo il Passante di Mestre e che si candida a diventare modello di gestione per altre tratte.
Un sistema di eccellenza a tutti gli effetti, perché in grado di trasformare le acque di dilavamento in risorsa, quindi riutilizzabili: questo avviene attraverso moderne tecnologie applicate all’ambiente, capaci di filtrare i reflui e restituire acque non inquinate. Un ambito di ricerca in tal senso è stato sviluppato assieme alle Università Cà Foscari di Venezia ed il Danish Technological Institute, che hanno approfondito i temi riguardanti il monitoraggio, l’utilizzo di modelli matematici e gli inquinanti emergenti (microplastiche e metalli): l’obiettivo è sviluppare nuove tecnologie attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, così di allargare l’ambito delle smart roads agli aspetti ambientali, contribuendo ad un futuro più sostenibile.
Questa attenzione nasce dal particolare sito in cui insistono le infrastrutture di Concessioni Autostradali Venete: l’intero entroterra veneziano, fino ai territori scolanti in laguna, richiede infatti un approccio di trattamento particolarmente attento ed è per questo che i sistemi risultano strategici per depurare le acque meteoriche in uscita dall’autostrada.
Gli impianti del Passante di Mestre sono dotati di filtri in grado di rimuovere gli inquinanti, anche disciolti, presenti nelle acque di dilavamento. Ma non è tutto: in forma sperimentale, da alcuni anni, alcuni di questi impianti lungo la rete sono stati dotati di un sofisticato sistema di monitoraggio, con sonda multiparametrica, che è in grado di studiare la qualità delle acque raccolte. Questo ha permesso di procedere con vere e proprie campagne di analisi chimiche per studiare i parametri di qualità, verificando il grado di torbidità delle acque di dilavamento. I risultati hanno permesso di espandere la rete di monitoraggio, inserendo nuovi sistemi in grado di gestire da remoto il sistema, identificare se si verifica una fuoriuscita a monte degli impianti, separare automaticamente il liquido in apposite “vasche di onda nera”.
L’aspetto innovativo è dato da un software di gestione che permette di raccogliere i dati, raffrontarli con lo storico rilevato e, soprattutto, ricevere allarmi in caso di anomalia ai sensori o sul malfunzionamento degli impianti, permettendo così un immediato intervento di manutenzione.
L’approccio altamente tecnologico è integrato nel progetto e-ROADS, il marchio di fabbrica delle “autostrade intelligenti” di CAV, che in questo modo risultano in grado di gestire in modo adattivo, non solo gli aspetti legati al traffico e al monitoraggio delle infrastrutture, ma anche i temi inerenti alla sostenibilità ambientale dell’autostrada.
Per l’AD di Concessioni Autostradali Venete, Ugo Dibennardo: «Oggi un’autostrada può essere un valore aggiunto al territorio e alla ricerca. La mobilità sta cambiando e anche le concessionarie devono necessariamente cambiare visione: i grandi progetti, come il Passante di Mestre, non devono essere solo un costo, ma diventare un’opportunità per il territorio. Per farlo, chi li gestisce, deve avere il coraggio di andare oltre il minimo imposto dalle normative: in pratica osare, avere un approccio di sfida verso il futuro. Per fare questo è necessario investire nella ricerca, anche se comporta dei rischi, unendo ricerca, innovazione, col mondo dell’industria e del pubblico: solo così possiamo guardare con più fiducia al futuro».
«Particolarmente interessante – ha detto la Presidente di CAV Luisa Serato – è vedere come una concessionaria autostradale possa rappresentare un laboratorio di innovazione e tecnologie applicate, non solo all’infrastruttura, ma anche all’ambiente. La nostra vocazione nasce con la stessa infrastruttura autostradale che, negli anni, ha visto crescere progetti del tutto innovativi come il Passante Verde e, recentemente, programmi di grande valenza ambientale come il Life PollinAction, a tutela degli insetti impollinatori. In altre parole, ritengo che non esista alcuna contraddizione tra sviluppo infrastrutturale del territorio e contributo alla transizione ecologica».