Intervento di Rosanna Bettella, segretaria dello Spi Cgil del Veneto e responsabile Coordinamento Donne Spi Veneto
MESTRE – Riceviamo e pubblichiamo integralmente l’intervento di Rosanna Bettella, segretaria dello Spi Cgil del Veneto e responsabile Coordinamento Donne Spi Veneto: Dal 1° gennaio in Veneto sono già dieci le vittime di femminicidio, di queste quattro avevano più di 65 anni. Un dato che riflette un fenomeno ancora poco indagato e difficile da analizzare, la violenza sulle donne anziane, di cui il femminicidio è solo la punta dell’iceberg.
Una delle forme più diffuse e subdole è la dipendenza economica, figlia di una cultura che vedeva – e in alcuni casi vede ancora – l’uomo nel ruolo di “capofamiglia” e di principale responsabile della tenuta economica della famiglia stessa. Non per niente ancora oggi l’Italia è tra i Paesi europei con uno dei tassi più bassi di occupazione femminile e un gap salariale tra i più alti.
Tutto questo ha fatto sì che in Veneto le pensioni delle donne siano quasi la metà di quelle degli uomini: i maschi percepiscono in media 1.825,69 euro lordi al mese contro i 1.249,69 euro, sempre lordi, delle donne. Due pensionate venete su cinque guadagnano meno di 1.000 euro lordi mensili.
Una disparità che impedisce alle donne di decidere autonomamente della propria vita e che le rende dipendenti dal partner, dai figli, se ci sono, o dall’assistenza pubblica.
Tra le anziane c’è poi la violenza fisica, più taciuta, più nascosta ancora di quella delle donne delle altre generazioni, subita da chissà quanto tempo ma mai denunciata, proprio per la condizione di fragilità in cui l’età le pone. Violenza fisica da parte del partner e degli stessi figli, veri e propri maltrattamenti che possono sfociare nel femminicidio. C’è, inoltre, sempre più frequente, il femminicidio “compassionevole” di cui sono vittime le anziane malate, soprattutto con demenza o Alzheimer, sempre per mano di familiari, ma che di compassionevole non ha nulla. Semmai è un’espressione ancora più forte del dominio.
Il nostro sindacato rimane quindi in prima fila per la difesa dei diritti della popolazione anziana ma non solo: ricordiamo infatti che le pensionate di oggi appartengono alle generazioni che hanno vissuto il femminismo, si sono battute per quelle conquiste sociali degli anni Settanta che si danno spesso per acquisite per sempre e che invece ancora oggi vanno pretese e difese, come il diritto di famiglia, il divorzio, l’aborto. I Coordinamenti Donne dello Spi sono in campo proprio per difendere e valorizzare quei diritti conquistati, per farli conoscere e apprezzare alle nuove generazioni, con incontri nelle scuole e per rivendicare piena parità e rispetto tra donne e uomini di questo Paese.