Il Consiglio d’Amministrazione di Ateneo ha approvato il documento programmatico, basato sul principio di democrazia paritaria, che nel corso dei prossimi tre anni metterà in campo azioni e progetti per la riduzione delle asimmetrie di genere e la valorizzazione di tutte le diversità
BOLOGNA – E’ stato sottoposto al CDA dell’Alma Mater il Gender Equality Plan (GEP), un documento programmatico, basato sul principio di democrazia paritaria, che guarda ai prossimi tre anni dell’Ateneo con l’obiettivo di mettere in campo azioni e progetti che favoriscano la riduzione delle asimmetrie di genere, e permettano al contempo la valorizzazione di tutte le diversità legate ad esempio alle variabili dell’età, della cultura, dell’abilità fisica, dell’orientamento sessuale, del plurilinguismo.
Il GEP su base triennale (2021-2024), approvato dagli Organi, è stato pensato e redatto negli ultimi mesi, grazie a un intenso lavoro di tutte le componenti dell’Ateneo, e rappresenta la risposta entusiasta al richiamo della Direzione Ricerca e Innovazione della Commissione Europea che ha previsto, nella cornice del prossimo programma Horizon Europe, la necessità di dotarsi di un GEP per tutte le istituzioni pubbliche che vogliano accedere a un finanziamento di ricerca.
Non si tratta quindi dell’accettazione acritica di un vincolo che arriva dall’Europa, ma di un documento che riconosce pubblicamente la parità di genere e l’intersezionalitàcome obiettivi, valori fondamentali e condivisi, e sfrutta le sinergie createsi all’interno di reti nazionali e internazionali che riflettono su queste tematiche indicando azioni concrete per metterle in atto.
Le azioni progettuali e programmatiche descritte nel documento tendono, da un lato, a dare continuità e coerenza a politiche già intraprese negli ultimi anni, dall’altro a immaginare obiettivi e azioni in grado di abbattere gli ostacoli che ancora separano l’università di Bologna dalla parità di genere e dalla valorizzazione delle diversità.
Il piano rispetta infatti le cinque aree minime indicate dalla Commissione europeadeclinandole in diversi obiettivi: l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, la cultura dell’organizzazione e la lotta agli stereotipi; l’equilibrio di genere nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali; l’uguaglianza di genere nel reclutamento e nelle progressioni di carriera; l’integrazione della dimensione di genere e dell’intersezionalità nella ricerca, nella didattica e nella terza missione; il contrasto delle violenze di genere e delle molestie morali e sessuali.
E’ prevista inoltre la formazione, intesa come creazione di momenti e percorsi educativi aperti a tutte le componenti dell’Ateneo (la comunità studentesca, quella del personale docente e ricercatore e tecnico-amministrativo), trasversale ai cinque ambiti.
Il GEP Unibo, così come suggerito dalla Commissione Europea, è stato redatto grazie a un processo partecipato che ha coinvolto un gruppo di lavoro allargato, i principali interlocutori e interlocutrici di governo (Rettore, Prorettori e Prorettrici, Direttori e Direttrici di Dipartimento), nonché il vertice amministrativo (Direttore generale e Dirigenti) e tutte le aree amministrative dell’Ateneo. L’Università di Bologna, inoltre, ha partecipato nei mesi scorsi anche a un gruppo di lavoro GEP della Commissione CRUI sulle tematiche di genere ed ha elaborato un vademecum per agevolare la stesura del Gender Equality Plan negli atenei italiani.
Il Piano triennale (2021-2024), prevede quindi un importante investimento, sia in termini di risorse umane, sia in termini di investimento finanziario, necessari all’attuazione delle azioni e delle progettualità contenute nel documento.
C.S. Università di Bologna