MARGHERA – “Continuiamo a ricordare: è nostro dovere farlo per le nuove generazioni, anche quando l’oblio della memoria ci pervade”. Con queste parole l’assessore Renato Boraso, in rappresentanza della città, ha voluto sottolineare l’importanza di non dimenticare l’opera umana di Giuseppe Taliercio, il direttore del Petrolchimico di Porto Marghera che 40 anni fa, il 5 luglio del 1981, venne ucciso dalle Brigate Rosse dopo 46 giorni di sequestro.
Oggi di fronte al cippo eretto in sua memoria, tra via Pasini e via Bottenigo a Marghera, dove venne ritrovato il corpo di Taliercio crivellato da 17 colpi di pistola, erano in molti a onorarne la memoria.
Per l’Amministrazione comunale erano presenti la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano, l’assessore Massimiliano De Martin, il presidente della Municipalità di Marghera Teodoro Marolo, numerosi consiglieri comunali e di Municipalità. Alla cerimonia sono intervenuti anche la vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti, il figlio di Taliercio Cesare insieme alla nipote Laura, alcuni rappresentanti dell’associazione San Vincenzo “Taliercio” e dell’Unitalsi Aziendale Triveneto, oltre a numerose autorità civili e militari cittadine, tra cui l’onorevole Nicola Pellicani.
“Ringrazio la famiglia e in particolare Cesare, non è facile per loro ricordare quei momenti” ha continuato l’assessore Boraso. “L’impegno che dobbiamo portare avanti, ognuno nel proprio ruolo (Forze dell’Ordine, istituzioni, società civile) è continuare l’opera umana dell’ingegner Taliercio. Siamo a 40 anni da una sequenza tremenda per Mestre, iniziata a gennaio dell’anno prima con l’uccisione del vicedirettore del Petrolchimico, Sergio Gori, proseguita con il commissario Alfredo Albanese a maggio e poi con i 46 giorni del sequestro di Giuseppe Taliercio. Ero in terza media, ricordo benissimo quegli eventi: sono la nostra storia, che deve entrare nelle scuole. Ci spetta il dovere di continuare a ricordare per evitare che a Taliercio si associ soltanto il nome di un palazzetto, ad Albanese quello di un parco e a Gori un nome su una lapide in via Garibaldi”.
“Sono emozionato e onorato di essere qui a commemorare il 40. anniversario della vile uccisione da parte delle Brigate Rosse dell’ingegner Giuseppe Taliercio” ha sottolineato il presidente della Municipalità di Marghera Teodoro Marolo. “La scelta dei vertici Eni di far condurre il polo da Taliercio fu dettata dalla sua grande conoscenza tecnica-gestionale e capacità organizzativa. Sapeva ascoltare le problematiche degli operai ed essere loro vicino, ciò lo rendeva un grande direttore. Fu insignito postumo della medaglia del valor civile il 19 maggio 1982. Oggi mi preme ricordarlo come emblema anti-terrorismo e come esempio di uomo al servizio della comunità”.
Il figlio di Taliercio, Cesare, ha ricordato il suo papà come persona competente nel suo lavoro: “Affrontava i problemi mettendo sempre in primo piano il rispetto e la dignità dell’uomo, sorretto da una profonda fede. E’ stato ucciso da uomini e donne spinti da un’assurda ideologia che non hanno visto l’uomo che avevano davanti, ma solo la funzione che svolgeva. Spero che ricordare quei fatti spinga i giovani di oggi a informarsi e a capire cosa sia stata l’Italia di quegli anni e a prendere coscienza che i valori di democrazia e convivenza civile non devono essere mai dati per scontati, ma sempre difesi”.
Durante gli interventi ufficiali ha preso la parola anche il presidente dell’associazione San Vincenzo “Taliercio”, Serafino Falcon, che ha portato un ricordo commosso di Taliercio. Il parroco della parrocchia di Gesù Cristo lavoratore, don Luciano, ha quindi benedetto la corona d’alloro poi deposta sul cippo commemorativo. La cerimonia si è chiusa con l’Ave Mara intonata dal “Coro delle Cime” del Petrolchimico.
C.S. Città di Venezia