venerdì, Novembre 22, 2024
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Spinea (VE), estorcono denaro via Social ad una ragazza di Milano: coppia arrestata dai Carabinieri

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SPINEA (VE) – I Carabinieri della Stazione di Spinea hanno svelato e posto fine ad un ricatto, che durava da alcuni mesi, ai danni di una donna di Milano, arrestando due residenti che avevano posto ai suoi danni una vera e propria estorsione. 

L’attività d’indagine, intrapresa dalla magistratura meneghina a seguito della denuncia della vittima, è giunta all’epilogo in Veneto ed ha permesso di stroncare l’attività di L.L.M. classe 1983 e dell’amica N.G. del 1989, che avevano avanzato, tramite chat private via Whatsapp, telefonate e messaggi, varie e continue richieste estorsive, con un “obolo” che alla fine ha raggiunto la ragguardevole cifra di 14.000 Euro. 

In sostanza, tutto inizia nel dicembre 2017 con un innocente contatto via Social, tra l’uomo di Spinea e questa ragazza milanese, che si mostrava disponibile alle avances apparentemente innocenti dell’uomo veneziano.

Il rapporto a distanza prosegue quindi su canali privati di Whatsapp, essendosi i due scambiati il numero telefonico. Lo scambio di messaggi va ben oltre la normale decenza e la malcapitata viene indotta con lusinghe e richieste ossessive a inviare fotografie dal contenuto sempre più esplicito, fino a quelle più intime.

Dopo qualche settimana però qualcosa si rompe e la donna viene letteralmente minacciata di veder pubblicate su “Internet” le foto di lei nuda, richiedendo a più riprese dei pagamenti in denaro, mediante ricariche e bonifici su Postepay, che alla fine sono ammontati a quasi 14.000 Euro.

Alla fine, finalmente intuendo di essere vittima di un vero e proprio crimine, la donna si è rivolta ai Carabinieri di Milano, “vuotando il sacco” nel corso di una lunga e sofferta denuncia.

Pertanto, dopo aver accertato i fatti ed approfondito gli accertamenti, che hanno consentito di individuare i due soggetti che aveva avanzato le richieste e seguirne con costanza le mosse, è stata informata l’Autorità Giudiziaria e su delega di questa si procedeva a perquisizione degli indagati, nell’ambito di un duplice provvedimento restrittivo emesso dall’A.G. lombarda, nel corso della quale venivano  rinvenute le immagini custodite su un supporto USB.

I responsabili sono stato quindi dichiarati in stato di arresto per il grave reato di estorsione aggravata e continuata e condotti in carcere a Santa Maria Maggiore ed alla Giudecca per scontare una pena rispettivamente di cinque anni abbondanti e di più di sei anni e mezzo la donna.

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