MILANO – “Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto quest’anno sul fronte delle misure per il sostegno alla produzione discografica” ha detto Enzo Mazza, CEO di FIMI, commentando l’approvazione del Decreto Ristori che ha esteso il tax credit per la discografia da 200 mila euro nel triennio a 800 mila dal 2021.
Il tax credit musicale – introdotto in Italia con l’articolo 7 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito dalla legge 7 ottobre 2013, n. 12 – è basato sul modello francese: prevede un credito d’imposta nella misura del 30% dei costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione, digitalizzazione e promozione di registrazioni fonografiche o videografiche musicali.
Con le modifiche apportate nel 2020, prima dal decreto di agosto e poi dall’ultimo DL Ristori, sono stati eliminati i limiti delle tre opere e il tetto dei 200 mila euro a triennio che limitava la portata degli investimenti possibili da parte delle case discografiche. Inoltre, il limite di spesa complessivo è stato elevato da 4,5 milioni a 5 milioni di euro.
Per accedere al credito d’imposta le imprese hanno l’obbligo di spendere un importo corrispondente all’80% del beneficio concesso nel territorio nazionale.
“È una misura particolarmente importante per garantire la continuità della produzione discografica italiana nel post pandemiae sono certo che le aziende riceveranno importanti benefici dalla revisione di questo provvedimento fiscale, ottenuto grazie al lavoro di maggioranza e opposizione oltre al contributo del Mibact e del MEF” ha concluso Enzo Mazza.
Secondo la ricerca “Investing in Music” di IFPI, infatti, le label discografiche investono in ricerca e sviluppo di nuove produzioni circa il 16,9% dei propri ricavi, una delle percentuali più elevate di tutte le industrie (la spesa in R&S del settore farmaceutico, ad esempio, si ferma al 14,4%).