VENEZIA – Assente da quarantotto anni dai palcoscenici veneziani, Roberto Devereux torna al Teatro La Fenice in forma semiscenica in un allestimento con la regia di Alfonso Antoniozzi e il light design di Fabio Barettin. La direzione d’orchestra sarà di Riccardo Frizza, mentre è attesissimo, per questa produzione, il ritorno in Fenice del soprano Roberta Mantegna, che incarnerà la regina Elisabetta accanto al tenore Enea Scala impegnato nel ruolo eponimo, al mezzosoprano Lilly Jørstad in quello di Sara e al baritono Alessandro Luongo interprete del duca di Nottingham. Le recite saranno tre: martedì 15, giovedì 17 e sabato 19 settembre 2020, sempre alle ore 19.00.
Roberto Devereux o Il conte d’Essex, tragedia lirica in tre atti su libretto di Salvadore Cammarano, è una delle opere più importanti e di maggiore successo del vastissimo catalogo di Gaetano Donizetti (1797-1848). Nacque nell’estate del 1837, in un momento particolarmente felice per il compositore dal punto di vista professionale – il bergamasco era già ampiamente affermato, risiedeva a Napoli da dieci anni con ruoli e ingaggi di primo piano – ma segnato tragicamente dal lutto: il colera imperversava nella città borbonica e oltre a provocare centinaia di morti, uccise l’amata moglie del musicista, Virginia Vasselli, che morì poche settimane dopo aver partorito un bambino vissuto solo poche ore.
Per la creazione del Roberto Devereux, Donizetti lavorò al fianco del librettista Salvadore Cammarano (1801-1852), in quegli anni suo poeta teatrale d’elezione: tra Lucia di Lammermoor (1835) e Poliuto (1838), i libretti di tutte le sue opere serie ne portano la firma. La scelta del soggetto cadde ancora una volta su un argomento inglese: con Devereux si chiude infatti la fortunata trilogia di opere del musicista ispirate alle regine Tudor, dopo Anna Bolena (1830) e Maria Stuarda (1835). Al centro dell’opera, la relazione amorosa della regina Elisabetta con il suo favorito, il conte d’Essex, un tema ampiamente frequentato nel teatro di parola e già ripreso anche in quello lirico: la stessa fonte, la tragedia Élisabeth d’Angleterre di Jacques Ancelot (1794-1854), che aveva debuttato a Parigi il 4 dicembre 1829, era stata usata dalla coppia Felice Romani/Saverio Mercadante e messa in scena alla Scala – col titolo Il conte d’Essex – nel 1833.
Roberto Devereux debuttò al Teatro San Carlo di Napoli il 28 ottobre 1837, con un cast che comprendeva per i ruoli principali Giuseppina Ronzi De Begnis (Elisabetta), il soprano che per Donizetti aveva già interpretato i ruoli di Fausta, Sancia di Castiglia, Maria Stuarda e Gemma; l’esordiente Almerinda Granchi (Sara) resa orfana dal recente colera; Giovanni Basadonna (Roberto) e Paul Barroilhet (Nottingham). Il successo fu pieno e completo, tanto che il pubblico volle applaudire, in modo poco convenzionale, anche il librettista. L’opera fu tra i lavori più eseguiti di Donizetti nel corso del secolo, tanto da essere ancora rappresentata nel 1882.
Nel cast della produzione fenicea, insieme a Roberta Mantegna nel ruolo di Elisabetta, Enea Scala nel ruolo di Robert Devereux, Lilly Jørstad interprete di Sara e Alessandro Luongo del duca di Nottingham, figureranno Enrico Iviglia (Lord Cecil) e Luca Dall’Amico (Sir Gualtiero Raleigh). Completeranno il cast, in alternanza, gli artisti del Coro Emanuele Pedrini e Luca Ludovici, Carlo Agostini e Umberto Imbrenda, rispettivamente nei ruoli del paggio e del familiare di Nottingham. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti.